Riserva Naturale Regionale Guardiaregia- Campochiaro
I centri abitati della riserva
L’Oasi WWF-Riserva Naturale Regionale Guardiaregia-Campochiaro è ubicata nei territori di Guardiaregia e Campochiaro in provincia di Campobasso, sul versante molisano del massiccio del Matese e si sviluppa per 3135 ettari, risultando una delle aree più estese tra quelle gestite in Italia dal WWF.
L’avamposto di “Guardia-Regia”, le cui prime notizie risalgono al 1500, fungeva da naturale protezione ai territori di Campochiaro. Purtroppo il violento terremoto del 1805 ne ha distrutto completamente la fortificazione e il borgo antico, oggi Guardiaregia si sviluppa in gran parte sulla cresta della forra del Quirino a 733 metri di quota, racchiuso a monte e a valle dalle due piccole chiese campestri di San Nicola e Santa Maria ad Nives. Il borgo di Campochiaro ha origini più antiche, come testimoniano la presenza della cinta muraria poligonale del V secolo a.C., i resti del tempio italico dedicato ad Ercole del II secolo a.C. in località Civitella e la necropoli utilizzata dal VII secolo a.C. al VIII d.C. in località Vicenne.
Oggi Campochiaro si estende a monte dell’omonima piana a circa 731 m./s.l.m. e conserva un caratteristico centro storico a pianta pentagonale.
L’ambiente carsico
La Riserva regionale di Guardiaregia-Campochiaro, si caratterizza per i suoi tipici aspetti di area carsica con il canyon del Torrente Quirino, la cascata di San Nicola, Monte Mutria e la montagna di Campochiaro. Le Gole del Torrente Quirino, situate a ridosso del paese di Guardiaregia, formano una stretta e profonda incisione di circa 4 km tra il centro abitato e le alture circostanti, il torrente percorre il canyon dagli 800 m./s.l.m. di località Arcichiaro fino a circa 600 m./s.l.m. della chiesa di Santa Maria ad Nives.
Tra i canyon più importanti dell’Appennino, le Gole del Quirino rappresentano la tipica incisione di origine tettonica e carsica; la frattura provocata dai grandi eventi che hanno portato al sollevamento del Massiccio del Matese è stata scavata e modellata in milioni di anni dal flusso delle acque meteoriche. Nei pressi di Guardiaregia, il canyon del Quirino riceve il torrente Vallone Grande con la spettacolare cascata di San Nicola che raggiunge un’ altezza totale di circa 100 metri.
Il punto più elevato dell’area protetta è Monte Mutria con un’altitudine di 1823 m./s.l.m.; il versante molisano della montagna è caratterizzato da pareti molto ripide, interamente ricoperte da una fitta e ben conservata faggeta.
L’area della montagna di Campochiaro ha un’orografia meno tormentata, è priva di cime elevate e culmina alla Soglietta degli abeti, a quota 1634 m./s.l.m. La costante copertura arborea di quest’area è intervallata dai pianori carsici di Chianetta, Piana Marianella, Valle Uma e dalla dolina di Piscina Cul di Bove. Infine, gli spettacolari fenomeni ipogei delle grotte di Pozzo della Neve (-1048 m) e di Cul di Bove (-913 m) che, fra i più imponenti abissi d’Italia per profondità ed estensione, rappresentano habitat molto particolari dal punto di vista biologico e siti di interesse speleologico ed idrogeologico.
La flora e la fauna
Le differenze altimetriche e l’esposizione dei versanti favoriscono una ricca varietà vegetazionale. Nelle Gole del Quirino riscontriamo le presenze arboree ed arbustive dei valloni del “Tilio-Acerion”, alleanze vegetali dei boschi misti tipici degli ambienti di forra, dove spicca la presenza del Leccio che costituisce una delle poche localizzazioni sul versante orientale del Matese.
Le pendici del Mutria, così come la Montagna di Campochiaro, sono invece il regno del Faggio che forma fustaie molto spettacolari; In località “Tre Frati” sono presenti alcuni imponenti esemplari dall’età stimata in circa 500 anni, mentre a quote più basse ed anche sui versanti esposti a S-SO, si segnalano le presenze del Carpino nero, Cerro, Orniello, Acero di Lobelius, Maggiociondolo e Corniolo.
Sulle praterie di Monte Mutria segnaliamo le importanti presenze della Soldanella alpina dell’Androsace villosa, e della Primula auricola, mentre in diverse zone dell’area protetta è possibile osservare altre spettacolari fioriture come il Giglio di San Giovanni, il Giglio martagone, l’Aquilegia vulgaris, l’Anemone dell’appennino, l’Hepatica nobilis, la Belladonna e oltre 40 specie di orchidee.
Il Lupo è il mammifero più importante dell’area protetta, dove viene segnalato con una frequenza sempre maggiore soprattutto lungo i sentieri forestali alle pendici del Mutria e sui pianori carsici di Campochiaro. Tra gli altri mammiferi segnaliamo il Capriolo, il Gatto selvatico, lo Scoiattolo, il Tasso ed il Cinghiale.
Gli anfibi sono una presenza fondamentale dell’area protetta, come la Salamandrina dagli occhiali che, raro endemismo italiano e simbolo della Riserva, è stata ultimamente riclassificata come sottospecie a se stante e denominata Salamandrina perspicillata.
Nel sottobosco della faggeta, non è difficile imbattersi nella grande Salamandra pezzata ed in alcuni siti dell’area
anche l’Ululone appenninico e la più frequente Rana dalmatina. Tra i rettili segnaliamo la Natrice dal collare e il saettone occhi rossi.
Tra gli uccelli rapaci le presenze del Nibbio reale, della Poiana ed il rarissimo Lanario che qui nidifica con una delle 5 coppie individuate in Molise.
Fra gli altri uccelli si ricorda il Gracchio alpino, sui costoni del Mutria e su tutta l’area, il Picchio rosso maggiore, il Picchio verde e il Picchio muratore; sulle fredde acque dei torrenti San Nicola e Rio Vivo è possibile individuare il caratteristico Merlo acquaiolo. Nella territorio della Riserva, sono state inoltre censite circa 340 specie di farfalle tra notturne e diurne e, tra gli altri insetti la Rosalia alpina, raro e bellissimo coleottero appartenente alla famiglia dei Cerambicidi.
L’area faunistica del cervo
L’area faunistica del Cervo è localizzata a Campochiaro in località Fonte Litania. All’interno dei 9 ettari della struttura i cervi, hanno a disposizione mangiatoie ed abbeveratoi. L’osservazione degli animali è possibile attraverso due grandi osservatori esterni mimetizzati e l’intera area è circondata da un lungo percorso natura con numerosi pannelli dedicati alla biologia del cervo. L’area faunistica è completata dal “Centro visita del cervo” costituito da un aula didattica, un laboratorio ed un magazzino per le attrezzature di servizio. L’area faunistica di Campochiaro, ha principalmente uno scopo didattico e rappresenta il primo passo per la futura reintroduzione del cervo sul Matese.
Pagina aggiornata il 10/10/2021